Cari erbosi, forse non lo sapevate, ma Il Teorema di dionea è piemontese. Eh si, sono nata ad Alessandria, alle porte del Monferrato, dove si fa il vino buono, dove nascono il tartufo e le castagne avvolte dalla nebbia. Devo dire che a volte la mia regione di appartenenza mi manca, soprattutto quando arriva l'inverno e con lui i piatti tipici della mia terra. Per questo, ho deciso di dedicare questo post ad un prodotto che è diventato da poco presidio Slow food: IL CARDO GOBBO DI NIZZA MONFERRATO (in specifico la varietà Spadone).
Le prime tracce del cardo sono state ritrovate nell'Africa del nord, da dove poi si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo. Per trovare le prime testimonianze del cardo Bianco bisogna aspettare il Cinquecento, e il Settecento perché ne vengano citate le qualità e l'abbinamento ad una salsa calda a base d'olio, aglio, sale e acciughe progenitrice della bagna caoda piemontese.
Tutti i tipi di cardo si devono mangiare cotti, il cardo gobbo di Nizza è l'unico che può essere mangiato crudo. Proprio nella Valle Belbo (Incisa Scapaccino, Castelnuovo), troviamo un terreno unico: sabbioso e alluvionale, atto alla coltivazione del "gobbo".
La varietà Spadone è la più pregiata perché coltivata senza l'uso di fertilizzanti chimici; le foglie sono larghe, bianche e alte circa 80 cm. La semina avviene intorno al mese di maggio e dopo circa un mese dalla semina occorre effettuare il diradamento e una o più sarchiature per favorire la circolazione dell'aria nel terreno ed eliminare le erbe infestanti.
Il cardo gobbo ha bisogno anche di un altro accorgimento: l' imbianchimento che viene fatto venti giorni prima della raccolta, e consiste nel legare le piante a ciuffo per poi adagiarle, senza danneggiarne le radici, in un solco laterale, il tutto viene poi ricoperto da uno strato di terra. I giorni d'interramento e lo strato di terra aumentano con la diminuzione delle temperature da settembre a novembre.
La raccolta viene effettuata manualmente e avviene nei primi dieci giorni di ottobre.
Una curiosità: per la commestibilità del cardo, il gelo è fondamentale, infatti, dopo una gelata la consistenza del cardo diventa migliore e più tenera. I cardi sono ricchi di calcio, potassio e sodio, molte le ricette realizzabili con questo prezioso dono della terra.
Vi lascio una ricetta nella quale il cardo è ingrediente fondamentale.
LA BAGNA CAODA.
Ingredienti:
1 cardo gobbo medio, aglio, 4/5 filetti di acciughe, olio extra vergine di oliva, un pizzico di sale (poco perché le acciughe sono già salate!), 1 bicchiere di latte.
preparazione:
Dividere le canne del cardo togliendo i filamenti esterni procedendo "dai piedi verso la testa".
Tagliare a tocchetti di 1cm l’uno il cardo e intanto in una pentola medio-alta far scaldare l'olio, uno spicchio di aglio scamiciato e 4/5 filetti di acciughe sott' olio, faccio soffriggere il tutto.
Inserire il cardo nel soffritto e aggiungere acqua calda fino a coprire i tocchetti.
Coprire con un coperchio e cuocere a fuoco medio per circa un'ora (dipende dalla consistenza e dalla grandezza del cardo).
La BAGNA CAODA è un saporito contorno per carne di maiale, arista, cotechino.
Il cardo Gobbo di Nizza Monferrato oltre ad essere buonissimo, è anche bello! Questo è il suo fiore.
adoro il cardo che raccoglie la bagna calda e di acciughe profumata.....ma anche le rape, i topinambour, la verza, i finocchi, la belga e le patate bollite bagnate in questo trionfo di pinzimonio piemontese.
RispondiEliminaRICETTA PERFETTA! MOLTO GUSTOSA E RICCA DI FERRO, ELEMENTO UTILISSIMO PER IL NOSTRO BENESSERE. EVVIVA LA CUCINA PIEMONTESE!!!!
RispondiEliminaBuoni i cardi....anche in Romagna li cuciniamo tantissimo: io li faccio prima lessare e poi li griglio sulla piastra oppure li faccio fritti....!
RispondiEliminaGrazie al sito Xquisitaly ho conosciuto l'azienda Visconti di Nizza Monferrato che continua a coltivarlo con la passione di una volta!
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